
Origini e primi sviluppi (1908-1926)
Giuseppe Bianchi, nato a Tradate nel 1883, a venticinque anni ha già preso le decisioni fondamentali della sua vita: si sposa con Paola Bernasconi, abbandona gli studi universitari, lavora presso le imprese altrui per poi metterne in piedi una propria.
Questa nasce nel 1908 con l’apporto decisivo di capitali di uno zio della moglie, ingegnere ferroviario in Argentina, che crede nelle capacità dell’intraprendente Giuseppe: una piccola drogheria nel centralissimo corso Matteotti di Varese, all’epoca corso Vittorio Emanuele.
Ma è con la successiva esperienza che Giuseppe si fa le ossa da imprenditore. Insieme alla moglie e grazie anche al sostegno dell’allora Credito varesino, Giuseppe affianca presto alla drogheria un esercizio all’ingrosso di generi alimentari, che apre i battenti in via Sempione sempre a Varese. È l’intuizione giusta, perché la nuova attività conosce da subito una crescita straordinaria, intercettando le trasformazioni economiche dell’epoca, basate sullo sviluppo dei traffici coloniali e delle vie di comunicazione, che richiedono strutture commerciali più moderne e idonee alla concentrazione e distribuzione delle merci.
Sotto la spinta del crescente bisogno di spazio, nel 1926 l’attività di commercio all’ingrosso si trasferisce a Gazzada , un piccolo comune contiguo a Varese, dove ha tuttora sede la società. La scelta del luogo è particolarmente felice, perché situato tra la strada provinciale che collega Varese a Gallarate e la linea ferroviaria statale che congiunge il nord al sud. E, oggi, con l’aeroporto Malpensa a due passi. Sorge così, sempre con l’aiuto della “banca amica”, un grande e per l’epoca moderno complesso commerciale, che rappresenta anche una delle prime edificazioni in cemento armato realizzate nella provincia di Varese. Insomma, l’impresa giusta al momento giusto nel posto giusto.
La grande crescita (1927-1969)
La drogheria di Varese è l’emporio al minuto per le famiglie, dove si trova e si compra di tutto e si respirano odori di cui si è persa la memoria. Altre drogherie Bianchi verranno in seguito aperte nei comuni di Tradate, Gallarate, Mortara, Novara e Milano, contribuendo a rafforzare l’immagine dell’impresa, anche se cesseranno via via l’attività.
Il centro ingrosso di Gazzada è invece al servizio delle piccole aziende commerciali sparse nella zona. Dispone di un efficiente raccordo ferroviario, di grandi piazzali per gli autotreni e di magazzini per lo stoccaggio e la conservazione delle merci. Proprietario dei terreni sui quali sorge il complesso, Giuseppe Bianchi fonda, alla fine degli anni trenta, una propria società immobiliare. L’attività si allarga al ramo industriale, con la produzione diretta di concentrato di pomodoro in Emilia, l’acquisizione in Libia di una tonnara per la pesca e la lavorazione del tonno. È del 1941 l’apertura a Lissone di un’azienda, l’Acsal, che inizia a produrre scatolette di carne conservata in gelatina (la famosa carne Montana), registrando un enorme successo. Anche Gazzada è un po’ come uno stabilimento dove si confeziona un’incredibile varietà di prodotti.
La moltiplicazione e la valorizzazione di una pluralità di marchi propri (come ad esempio il Molino Rosso) o di fabbrica rappresenta un aspetto peculiare della strategia commerciale perseguita dall’impresa. Questo orientamento al fare “tutto in casa” verrà negli anni abbandonato con la crescente focalizzazione sull’attività distributiva in senso stretto.
Nel 1951 la ditta Bianchi si trasforma in “Commerciale Giuseppe Bianchi spa”, con sede legale a Milano e sede operativa a Gazzada. In quel periodo l’impresa ha 100 addetti circa, una dimensione che rimarrà sostanzialmente invariata nel tempo.
L’intesa con il Credito varesino non viene mai meno, al punto che Giuseppe Bianchi, detentore di un consistente pacchetto di azioni, ne diventa consigliere. E se il Credito varesino è la banca di Giuseppe, questi è a sua volta la “banca” dei suoi clienti, ai quali concede di ritardare i pagamenti. Una generosità che Giuseppe mostra anche nei riguardi dei dipendenti, specie se bisognosi, ai quali è legato da un rapporto di genuino e affabile paternalismo.
Alla fine degli anni sessanta la vecchia drogheria amplia i propri spazi con la totale ristrutturazione dell’immobile all’angolo tra corso Matteotti e piazza Carducci. Poco dopo la società realizza in via Manzoni un imponente edificio, caratterizzato da una serie di gallerie di raccordo tra alcune vie cittadine, che ospitano negozi e boutique di un certo livello. Ancora una volta Giuseppe, ormai anziano, ha colto i segni del tempo: l’evoluzione degli stili di vita e l’affermarsi di consumi più sofisticati, che di certo trovano nella ricca Varese un ambiente particolarmente favorevole al loro sviluppo.
Dall’ingrosso tradizionale al cash & carry (1970-1999)
L’ultraottantenne Giuseppe è alle prese con il problema della trasmissione dell’impresa. Ha avuto due figlie, che non si sono mai occupate dell’azienda, mentre i nipoti sono ancora troppo giovani per poterlo fare. Coinvolge allora alcuni dei collaboratori più meritevoli di fiducia, tra cui l’attuale amministratore delegato Gianpaolo Bianchi, riservando loro l’intero aumento di capitale (da 300 a 450 milioni di lire) deliberato dall’assemblea straordinaria dei soci nell’ottobre del 1970 con l’obiettivo di rilanciare l’azione della società, che contestualmente incorpora al suo interno il ramo immobiliare.
L’anno successivo – dopo l’adeguamento degli immobili di Gazzada e la razionalizzazione organizzativa con l’istituzione di tre direzioni (generale, vendite e acquisti) – inizia l’attività di cash & carry . La Bianchi è uno dei primi operatori di commercio all’ingrosso italiani ad adottare questa formula moderna – nata negli Stati Uniti e sviluppatasi poi in Europa nei primi anni sessanta – che è in buona sostanza un ingrosso self-serviceriservato agli operatori autorizzati non consumatori finali. Questo cambiamento, avvenuto senza alcun aiuto finanziario, non implica però lo smantellamento della rete degli agenti di vendita, che continuano a curare il rapporto diretto con i clienti.
Nel 1972, a quasi novant’anni, il commendator Giuseppe Bianchi muore, proprio mentre nasce il Consorzio C3 , un gruppo di acquisto tra grossisti, di cui poco dopo diventa socia la stessa Bianchi. Il 1975 è l’anno dell’ingresso in azienda di Claudio Bernasconi De Luca, nipote di Giuseppe e attuale presidente della società. Laureato in giurisprudenza, si occupa soprattutto degli aspetti legali e delle varie problematiche finanziarie connesse all’attività commerciale della società.
Ormai tutte le famiglie possiedono il frigorifero, cosa che consente di sviluppare i reparti del fresco. Il catalogo moltiplica le referenze alimentari e amplia quelle non alimentari. Questo rende necessario innovare i sistemi di registrazione e fatturazione: all’inizio sono le schede perforate, in seguito i codici a barre. Si vende di più all’estero, con i camion della società (oggi sono una trentina) che partono carichi di merci verso la Svizzera, la Germania, il Portogallo. Ovviamente anche la logistica interna si modernizza, mentre viene dismesso il raccordo ferroviario, non più funzionale e troppo oneroso rispetto alla nuova strategia di marketing fatta di varietà e di piccoli lotti.
All’inizio degli anni novanta viene attuato un vasto programma di demolizioni e ricostruzioni: il cash & carry” da cortile” non basta più. Nasce così l’enorme capannone a volta di oggi, che tutti i clienti vecchi e nuovi conoscono bene.
Anni duemila: le nuove sfide
Uno straordinario catalogo con 25 mila referenze, che – per fare un solo esempio tra i tanti – contempla ben 242 tipi diversi di grappe e acquaviti italiane. Italiane perché il catalogo della società Giuseppe Bianchi è come una grande mappa della ricca e variegata industria agro-alimentare del nostro paese. Un complesso commerciale da 20.000 mq, di cui 12.000 coperti, che potrebbero diventare di più con l’acquisto dei terreni localizzati vicino alla ferrovia. Un supermercato di prodotti speciali e di qualità nel centro di Varese. Un notevole patrimonio immobiliare. Tutto questo è il frutto di più di 100 anni di storia, partiti da un piccolo negozio di drogheria messo su da un uomo geniale come il cummenda Giuseppe Bianchi.
Ma la storia continua e pone nuove sfide. Un cash & carry è, per sua funzione e filosofia, una struttura fortemente legata al territorio, di cui registra bisogni e preferenze, intrattenendo con i clienti rapporti per così dire “familiari”, che si consolidano nel tempo. Oggi però il territorio diventa il mondo, dove si deve fare i conti con le grandi multinazionali della distribuzione – nessuna delle quali, tra l’altro, è di origine italiana – e con il loro enorme potere di mercato.
Nei primi anni 2000 la società Bianchi introduce un sistema telematico di B2B, business to business, attivabile dal sito web aziendale. Può essere uno strumento potente per aumentare le vendite sui mercati internazionali – coniugando magari l’italianità dei prodotti con la moltitudine di italiani intraprendenti sparsi nel mondo – una strategia che la società persegue da tempo dedicandovi anche specifiche risorse professionali. E il catalogo “a coda lunga” di certo aiuta molto.
Oggi il presidente Claudio Bernasconi De Luca e l’amministratore delegato Giampaolo Bianchi sentono l’esigenza di un nuovo passaggio generazionale ai vertici dell’azienda, che come sempre va costruito e accompagnato. Un passaggio capace di mettere insieme passato e futuro, locale e globale.
Dati anagrafici
Denominazione sociale: Società per azioni Giuseppe Bianchi alimentari e coloniali
Forma giuridica: società per azioni
Attività principale: commercio all’ingresso di generi alimentari e coloniali
Settore: commercio
Indirizzo: via Roma 21/a. Gazzada Schianno (Va)
Tel 0332-872111
Fax 0332-870803
e-mail info@gbianchi.it
sito internet www.gbianchi.it