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Ditta Cristina

Il primo negozio di Mario Cristina in piazza Garibaldi

Cesare Cristina, detto Mario. Anni Sessanta, Archivio Iolanda Silvera.Cesare Cristina, detto Mario, apre nel 1910 con l’aiuto della moglie Maria Silvera un negozio di cappelli da uomo e ombrelli a Gallarate, nella centralissima piazza Garibaldi alle spalle della chiesa di San Pietro. I due coniugi Cristina, nati rispettivamente nel 1887 e 1886, sono originari di Invorio, borgo agricolo sulle colline novaresi che si affaccia sul Lago Maggiore e decidono di trasferirsi a Gallarate per tentare la fortuna nel settore del commercio. Il loro negozio ottiene un rapido successo, dovuto anche alla posizione centrale nel “salotto” di Gallarate, la zona in cui si passeggia in compagnia e ci si ritrova nelle giornate di festa, quello che con termini attuali può essere definito un “centro commerciale naturale”.Manifesto pubblicitario della Borsalino esposto all'interno del negozio. Archivio d'impresa.

Il cappello da uomo a quei tempi è un accessorio imprescindibile, soprattutto per gli esponenti dei ceti borghesi e aristocratici che lo portano quotidianamente e sono attenti alle mode internazionali. L’utilizzo del cappello allora non risente di sensibili picchi stagionali, fattore che invece condiziona fortemente il commercio degli ombrelli. La cappelleria Cristina ha tra i propri fornitori le principali industrie del tempo come Panizza, Frigerio e soprattutto Borsalino: Teresio Borsalino, figlio del fondatore Giuseppe, frequenta personalmente il negozio per concordare gli ordinativi con Mario Cristina.

I due titolari non hanno figli che li assistono nel lavoro ma nel 1917 viene loro affidata la nipote, Margherita Silvera, che lascia Invorio all’età di quattro anni e viene cresciuta dagli zii a Gallarate, dove il negozio diviene la sua seconda casa. Il legame di parentela della nipote con i due zii è doppio: Margherita infatti è figlia di un fratello di Maria e di una sorella di Mario.

In piazza della libertà, all’angolo del “bar Cristina”

Sacchetto per consegnare la merce ai clienti. Oltre al nome del negozio, Cesare Cristina, si segnala l'indicazione Nel 1927 la cappelleria di Mario Cristina si trasferisce di pochi metri, lasciando piazza Garibaldi per stabilirsi nell’adiacente piazza Vittorio Emanuele che, dopo la Seconda guerra mondiale, prende il nome di piazza della Libertà. Il nuovo negozio viene progettato secondo canoni moderni per l’epoca, l’arredo e le vetrine sono realizzati su misura e vengono utilizzati ancora oggi. La posizione, al termine dei portici di casa Piantanida (oggi conosciuta come casa Peroni), è ancora più favorevole della precedente: situata di fronte al sagrato della Basilica di Santa Maria, la cappelleria diviene un luogo familiare per i gallaratesi.

Interno del negozio con l'arredo originale degli anni Trenta. 2011, Archivio fotografico Centro per la cultura d'impresa.I ragazzi si danno appuntamento sotto i portici per trascorrere le ore insieme, i più giovani a giocare e schiamazzare, i più grandi ad aspettare le ragazze che escono dalla messa. Chi non ha l’età e i soldi per frequentare i caffè della piazza adotta come ritrovo quell’angolo dei portici, che per tanti ragazzi diventa noto come il “Bar Cristina” .  Mario li intrattiene inventando un motivetto pubblicitario che diventa rapidamente un successo in piazza: «Non c’è bambino che non abbia mai comprato un cappello da Cristina». In quegli anni la maggior parte della clientela del negozio è costituita da persone benestanti e la torma di ragazzi davanti al negozio viene talvolta dispersa da Margherita armata di una scopa. Anche lei diviene una figura familiare per tanti giovani e con il passare degli anni sarà nota a tutti come la zia Rita.

Bombetta Borsalino degli anni trenta. 2011, Archivio fotografico del Centro per la cultura d'impresa.Nel secondo dopoguerra altri membri della famiglia si trasferiscono da Invorio: prima Jolanda, sorella minore di Margherita, che sposa il milanese Carlo Rattazzi con cui si stabilisce a Busto Arsizio; Guarda le fotoin seguito anche il padre di Margherita e Jolanda, Carlo Silvera, rimasto vedovo decide di raggiungere la figlia maggiore a Gallarate. Per qualche anno è attivo anche lui in negozio, occupandosi della riparazione di ombrelli e di cappelli. Con gli anni cinquanta e sessanta il negozio amplia la propria offerta con altri accessori come guanti, cinture, foulard di seta, cappelli femminili da cerimonia e borse. Questo aspetto della diversificazione merceologica si rivela fondamentale per la sopravvivenza dell’attività nei decenni a venire, in quanto il mercato del cappello in feltro da uomo subisce un drastico ridimensionamento.

Il primo passaggio generazionale: dallo zio Mario alle nipoti Silvera

Le sorelle Silvera: Margherita a sinistra e Iolanda a destra. Anni Novanta, Archivio Iolanda Silvera Nel 1960, con la scomparsa della moglie Maria, Mario inizia a predisporre la propria successione e nel 1961 decide di cessare la ditta individuale e di farle subentrare la società in nome collettivo “Cristina Cesare & C. In questo periodo di transizione la cappelleria si avvale del lavoro di una commessa, unico episodio di apporto di lavoro esterno nella secolare storia di questa impresa, che si caratterizza per la continua presenza in negozio di membri della famiglia. Mario Cristina muore nel 1965 e le quote della società vengono divise tra le due nipoti Silvera: Margherita e Jolanda. Quest’ultima decide in quel frangente di trasferirsi con il marito Carlo Rattazzi e i figli Loredana, Marina e Aldo a Gallarate, per condividere con Margherita la casa lasciata dagli zii Cristina. In negozio le due sorelle vengono affiancate dalla figlia maggiore di Jolanda, Loredana Rattazzi, assunta come commessa e attiva al loro fianco per trent’anni.

Loredana Rattazzi all'interno del negozio. Anni Ottanta, Archivio Loredana Rattazzi.A partire dagli anni sessanta l’industria e il commercio di cappelli, in particolare quelli da uomo, subiscono un forte ridimensionamento: le abitudini e le mode cambiano radicalmente. La crisi del settore ha effetti sia sul versante industriale che su quello distributivo, che portano alla chiusura di molti punti vendita specializzati. Come già accennato, l’attività della famiglia Cristina-Silvera può contare su un’offerta varia ma soprattutto su un rapporto solido con la propria clientela di riferimento. Ad alcuni clienti di riguardo , esponenti delle dinastie imprenditoriali della zona, capitava che la zia Margherita dedicasse anche la domenica mattina. Inoltre molti dei ragazzi che passavano il loro tempo davanti al “Bar Cristina” con il passare degli anni diventano clienti del negozio, che diviene in un certo senso simbolo di ascesa sociale.

Carta intestata degli anni Settanta. Archivio d'impresa.Nel corso degli anni settanta e ottanta le due sorelle Silvera compiono alcuni tentativi, non andati a buon fine, per acquisire la proprietà immobiliare del negozio, operazione che avrebbe consentito in prospettiva un alleggerimento dei costi fissi di gestione. Nei primi anni novanta Margherita, dopo 75 anni di presenza ininterrotta in negozio, sente avvicinarsi il momento del passaggio di consegne. Aldo, figlio minore di Jolanda, ha sposato nel 1989 Maria Finato , che come tutti i gallaratesi conosce il negozio e ne è stata cliente. Alcuni anni dopo il matrimonio, conclusa un’esperienza di lavoro in un’industria tessile, Maria decide di impegnarsi per rilevare il testimone della zia Rita e portare avanti la storica insegna.

La terza generazione e il nuovo secolo

Le vetrine del negozio Cristina sotto i portici di piazza della Libertà. 2011, Archivio fotografico Centro per la cultura d'impresa.Nell’arco di due anni, tra il 1995 e il 1997, l’impresa compie il secondo passaggio generazionale: Maria inizia affiancando Margherita e Loredana in negozio per familiarizzare con la routine operativa e imparare i segreti del mestiere. Anche Loredana lascia l’attività in quegli anni, dopo aver trasmesso alla cognata il proprio patrimonio trentennale di competenze. Nel 1997 si compie il passaggio societario quando le sorelle Margherita e Jolanda Silvera cedono le proprie quote. Subentrano i fratelli Marina e Aldo Rattazzi, con la moglie Maria Finato che diventa amministratore dell’impresa. Anche in questo caso, come dagli zii alle sorelle Silvera, il passaggio avviene secondo una linea indiretta ma, come trent’anni prima, anche in questo frangente la transizione si compie con successo.

Maria Finato stira un cappello con l'apposita pentola. 2011, Archivio fotografico del Centro per la cultura d'impresa.Maria si appassiona e dedica alla cura del negozio energia e tempo, tanto da meritare in breve tempo l’appellativo di “signora Cristina”. Aldo lavora all’Ente nazionale per l’aviazione civile all’Aeroporto di Malpensa ma, quando può, aiuta la moglie con alcuni piccoli lavori. La tradizione della zia Rita che imbandiva il negozio alla vigilia di Natale per un brindisi con la famiglia e il pubblico si è aggiornata con gli anni e, in occasione delle recenti “notti bianche”, Aldo e Maria hanno accolto i clienti facendo allestire un piccolo rinfresco.

Le vetrine e gli arredi originali del 1927, per quanto non rappresentino il massimo della funzionalità, contribuiscono a rendere il negozio un angolo di storia. Maria è consapevole che in questo risiede il punto di forza dell’attività e fa del proprio meglio per non tradire le aspettative dei propri affezionati clienti. Nel 2006 l’impresa ha ricevuto dalla Regione Lombardia il riconoscimento di negozio storico di rilievo locale. La zia Margherita Silvera, protagonista di un secolo di vita della Ditta Cristina, è mancata nel 2009 all’età di 96 anni.

Particolare di una vetrina del negozio Cristina sotto i portici di piazza della Libertà. In evidenza la ricorrenza del centenario dell'impresa festeggiato nel 2010. 2011, Archivio fotografico Centro per la cultura d'impresa.La tendenza degli anni più recenti, che pure scontano un clima economico difficile, fa sperare in una ripresa dell’industria del cappello, con una riscoperta di questo capo da parte delle giovani generazioni. Il rapporto con Borsalino e Panizza prosegue per la fornitura dei cappelli; altre ditte italiane forniscono berretti, mentre guanti, borse e accessori in pelle vengono da imprese artigianali toscane. Il mercato attuale di questi articoli è soggetto a forti oscillazioni stagionali che hanno spinto Maria Finato ad un’ulteriore differenziazione merceologica con la vendita di capi di abbigliamento e oggetti di bigiotteria. La specializzazione in cappelleria resta comunque fondamentale per la Ditta Cristina, divenuta un punto di riferimento per un bacino di clienti ampio e competente .

Dati anagrafici

Cristina

Ragione sociale: Ditta Cristina di Finato Maria e c. snc
Forma giuridica: società in nome collettivo
Attività principale: commercio al minuto di cappelli, pelletteria e accessori
Settore: commercio
Indirizzo: piazza della Libertà 12
21013 Gallarate (Va)
Tel 0331-795620
Fax 0331-795620

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